domenica 3 maggio 2015

Ufficio complicazioni affari semplici

Non vi è mai capitato di lavorare con qualcuno che trova sempre il modo di rendere difficile ciò che è facile?

A me mai.
Fortunato?!? No! Il fatto è che sono io quello che rende difficili le cose facili.

E' un'arte sapete? Si comincia dal considerare il problema nel suo complesso, poi lo si capovolge, lo si rigira, lo si rivede e ci si pone dalla parte della soluzione, quella sbagliata ovviamente.

Constatata l'inadeguatezza della soluzione ci si infila nei meandri del problema cercando tante soluzioni (sbagliate pure quelle) a ciascun suo aspetto. Quando finalmente la matassa è così ingarbugliata che non se ne viene fuori neanche con la motosega, si ricorre alla carta.

La carta! L'ultima spiaggia di chi ha le idee confuse. O meglio, se tutto fosse cominciato da lì poteva anche andare tutto bene, ma se la carta è l'ultima soluzione allora è la fine. Si tracciano linee, infografiche quanto meno discutibili e imprecise, di qua i pro e di là i contro... no ma questo è un contro, sì ma un contro che sta anche fra i pro... no... allora altro foglio, alto giro di carta... qui c'è il problema, qui siamo noi, qua la soluzione, quanto siamo distanti noi da lei? Un casino!

Si continua così fino a sette o nove fogli (mai fino a dieci, ai pasticcioni i numeri tondi non piacciono mai). Infine, al colmo della confusione (dopo aver passato tutti i dubbi esistenziali come: perché ho scelto questo lavoro, chi me lo ha fatto fare, ma io volevo fare il tranviere, e così via), si mette tutto nel cassetto (o si chiude la cartella). Si lascia riposare qualche ora o qualche giorno e poi si riaffronta (se proprio è necessario).

Prima o poi passerà qualcuno che, armato di un sorriso leggero e ricco di compassione, ci dirà: ok! Io farei così. E tac! E' fatta! Il problema è risolto, la faccenda è chiarita, la questione è esaurita.
E noi pure.

Nessun commento:

Posta un commento