L'autore

Se avete tempo e siete curiosi, qui di seguito c'è la mia biografia informale. Se siete di corsa e volete farvi un'idea veloce di chi sono e cosa faccio nella vita per guadagnarmi la pagnotta, vi invito a visitare il sito www.giuseppeizzinosa.it, ove troverete classificate a modino tutte le informazioni che mi riguardano. Se invece non avete voglia di fare né l'una, né l'altra cosa vi posso capire e vi invito a comprare il libro. Vi piacerà. :)

Nato a Torino alla fine del 1960, appartengo a quella generazione di mezzo che era troppo piccola per il '68 e impreparata alla crisi degli anni del cosiddetto "shock petrolifero", quello per intenderci che nel dicembre 1973 impose l'austerity cioè il primo effetto eclatante del contenimento del consumo energetico.

Erano gli anni in cui la pubblicità esortava a "mettere un Tigre nel motore", anni in cui le scintille dell'incendio del medio oriente giunsero improvvisamente fino a noi, nel nostro quotidiano. Era successo semplicemente che i Paesi dell'Opec, sigla di cui nessuno fino a quel momento aveva sentito parlare, chiusero i rubinetti del petrolio, e da allora quell'acronimo diventò il protagonista quotidiano di tutti i telegiornali e organi di stampa. L'austerity consisteva nel divieto di utilizzo delle vetture private nei giorni festivi, che successivamente venne convertito alla circolazione a targhe alterne.

In realtà quell'esperienza aveva soprattutto uno scopo psicologico: far capire alla popolazione che non si poteva continuare a vivere come se le risorse fossero inesauribili. Ma fu anche la consapevolezza (che non a caso giunse poco dopo i fatti del '68) che ciò che accadeva a migliaia di chilometri di distanza, influiva bene o male (soprattutto male) sulla nostra vita quotidiana.
Detta oggi quest'ovvietà, in tempi di globalizzazione e di grandi spostamenti di merci e persone, muove quasi a tenerezza, ma in quegli anni ci si comportava come se il nostro Paese fosse davvero al centro del mondo.

La crisi si riversò sull'industria automobilistica e i miei ricordi della prima adolescenza, per me che ero nato e vivevo nel quartiere operaio di borgo San Paolo all'ombra del grattacielo Lancia, significarono assistere da vicino alle lotte sindacali di quei tempi. Ricordo bene la fila dei poliziotti con i caschi e i manganelli con i cappotti grigioverdi davanti ai picchetti di lavoratori in sciopero all'ingresso degli stabilimenti, e il polverone delle cariche con le grida dei sindacalisti dai megafoni nelle grige giornate di un autunno che ci avrebbe messo tanto tempo a passare.
In quella seconda metà degli anni settanta fui sfiorato anche dall'oscura stagione del terrorismo che a Torino seminò dolore e morte: vicino alla scuola che frequentavo, un ragazzo mio coetaneo che tornava a casa venne investito da una raffica di mitra nel corso di un conflitto a fuoco fra Prima Linea e la Polizia, e fu per poche centinaia di metri che non mi trovai in quella via in quel momento, ma il crepitio delle pallottole esplose me lo ricordo ancora adesso.

Quello che rimase di quegli anni fu un diffuso senso di frustrazione, la crisi sembrava non finire mai. Oggi che le crisi si sono succedute quasi ritmicamente, sento spesso dire che quelli erano bei tempi in cui era facile trovare lavoro mentre ora... Eppure erano le stesse parole di allora.

Tentai la strada del giornalismo senza troppa fortuna, scrissi un po' di articoli per un paio di testate sportive locali ove conobbi personaggi che hanno fatto strada come Nico Ivaldi o Fabio Ravezzani. Continuai con le radio private (che esplosero in quegli anni a seguito della Sentenza 202 della Corte Costituzionale del 28 luglio 1976) e successivamente con le televisioni locali. Ma mi resi conto che a Torino in quei tempi per darsi un futuro solido erano altre le strade da percorrere, almeno per me.

Dopo il servizio di leva, nelle radio private iniziai a conciliare la conduzione di programmi di sera con la ricerca di clienti per la radio di giorno. Fu così che, incoraggiato da risultati soddisfacenti, e dopo un anno di esperienza da sub-agente per una ditta di articoli per ufficio, passai l'esame da agente di commercio e diventai un venditore professionista.
Cominciai col vendere pubblicità cinematografica sulle province di Cuneo, Asti e Alessandria e poi su Torino. In quegli anni mi resi conto che erano più propensi a fare pubblicità quegli imprenditori che già erano presenti su altri canali come le radio, la cartellonistica, i giornali e le televisioni locali. Per rintracciarli mi procuravo appunti, volantini, biglietti da visita e registrazioni di pubblicità radiofonica da cui estrarre i nominativi da visitare. Ma era una lavoro caotico, disordinato, fatto di cartelline sparse qua e là piene di biglietti e appunti messi a casaccio.

Era il 1989 e con la "complicità" lungimirante dell'agenzia per la quale lavoravo, attraverso un cambio merce, ottenni un personal computer, una macchina potentissima per quei tempi: processore XT 8088, con 512 KB di memoria RAM e la spaventosa dimensione di 20 MB di Hard Disk, tutta roba che oggi sta in meno di un'unghia. Il sistema operativo era l'MS-DOS 3.1 e il monitor un 16 pollici che (per un vezzo di originalità) avevo scelto a fosfori bianchi anziché ambra o verdi, come la maggior parte delle macchine in circolazione.
La stampante ad aghi a 136 colonne faceva un baccano infernale quando produceva i tabulati che mi portavo dietro nelle mie visite tenendo ordinati i nominativi per via, località, provincia e sotto-zone che mi ero creato autonomamente. Il telefono cellulare non esisteva ma, con un altro cambio merce, rimediai una segreteria telefonica con telecomando. Grazie a queste innovazioni che mi introdussero all'uso dell'informatica (fui fra i primi agenti di commercio in Italia ad adottarla tra la diffidenza e lo scherno dei colleghi) triplicai in breve tempo i fatturati e dopo un paio d'anni cominciò ad andarmi stretta l'agenzia regionale. Avevo altre ambizioni.

Così, quando se ne presentò l'occasione, andai a vendere per un'azienda nazionale di surgelati. Portandomi dietro il metodo acquisito con l'uso del computer, in pochi mesi triplicai di nuovo i risultati; la cosa non passò inosservata e il capo area nord Italia mi propose di diventare capo distretto per l'area Nielsen 1 (Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia). Il salto di qualità era notevole: dipendente e non più autonomo, coordinavo gli acquisti di una decina di concessionari di alimenti surgelati sul nord-ovest del Paese, auto aziendale, pasti, alberghi e voli spesati, e soprattutto ero diventato formatore e affiancatore dei venditori. Scoprii allora che, fra le varie soddisfazioni, questa era quella che mi appagava di più: aiutare gli ex colleghi a lavorare meglio e ottenere risultati soddisfacenti.

Quell'azienda però, poco tempo dopo, per cause assolutamente distanti dall'andamento delle vendite, ma per scelte manageriali altamente opinabili, andò in rovina e venne assorbita attraverso operazioni dolorose da un'altra società che liquidò tutti i quadri e i funzionari per rivendere il marchio ad altri.
Ricominciai vendendo automobili ma il mio spirito di venditore indipendente non mi permise di restare a lungo nell'ovattato e compassato ambiente delle concessionarie automobilistiche. Dopo sei mesi entrai come agente per il Piemonte occidentale di una multinazionale italiana della parafarmacia e per sette anni lavorai con la Grande Distribuzione e la Distribuzione Organizzata.

Ma l'ambizione di fare da me, di essere indipendente, di recuperare in qualche modo il terreno perduto con il fallimento della ditta di surgelati, m'indusse a tornare a scuola per diplomarmi prima e laurearmi dopo per dedicarmi alla formazione.
Il diploma alle scuole serali fu un impegno enorme condotto con compagni di studi eccezionali con cui siamo tutt'ora amici (le scuole serali sono un'esperienza che fortifica e salda caratteri e amicizie durature).
La laurea invece non riuscii a conseguirla sia per gli orari (non c'erano le sessioni serali) sia per motivi personali, ma anche per una certa ostilità dell'azienda che non digeriva il fatto che per quattro ore, due giorni alla settimana, fossi in aula anziché sul mercato. Dopo due anni e qualche esame superato bene, abbandonai il corso di Scienze della Comunicazione continuando a studiare da autodidatta e frequentando i corsi di comunicazione d'impresa della Camera di Commercio.

Entrai nello staff commerciale di una società di consulenza informatica e dopo breve tempo passai all'area sviluppo web e da qui, dopo due anni, andai a lavorare per una società di servizi finanziari. Purtroppo le avvisaglie della crisi del 2008 erano ben note alle banche che rappresentavamo e in breve tempo il personale sia diretto che indiretto venne assottigliato.

Capii che era giunto il momento di fare il grande salto: mi misi in proprio nella realizzazione dei siti internet cercando clienti fra piccoli artigiani, commercianti, professionisti e piccole imprese. Il lavoro crebbe fino al 2008, quando la crisi dei sub-prime d'oltre oceano produsse guai anche in Italia. Visto che però la Privacy era un tema che investiva il mondo di Internet che avanzava (e avanza) nel commercio sempre più velocemente, nel 2013 conseguii il master come Privacy Officer coronando un'attività che già seguivo dal 2003 (anno dell'introduzione del Decreto Legislativo 196 sulla protezione dei dati personali). Oggi sono socio di Applicando srl, azienda specializzata nella consulenza alle imprese in ambito Privacy, sicurezza sul lavoro, certificazioni ISO 9001 e 27001; mi occupo di Privacy, formazione sulla sicurezza sul lavoro e (come potrei dimenticare il primo amore!) le attività di Internet e il web marketing.

In tutti questi anni ho frequentato corsi di aggiornamento sulla psicologia della vendita, web marketing, comunicazione d'impresa, ho conseguito attestati e riconoscimenti formativi e ho tenuto (e tengo) corsi di tecniche di vendita, formazione all'uso dei computer, privacy e sicurezza sul lavoro, sono relatore a seminari e convegni.

Nel 2012, insieme a Luciano Corino, membro del comitato scientifico di Federprivacy e amministratore di Applicando srl e Claudio Pasqua, esperto di web marketing, ho scritto per conto della Confederazione Nazionale dell'Artigianato di Torino e provincia, il libro "Internet per l'artigianato e la piccola impresa" edito da CNA col contributo della Camera di Commercio di Torino. Successivamente, nel 2013 con Luciano Corino ho pubblicato il libro "ABC di internet per l'impresa" edito da Applicando srl, che è la naturale continuazione del lavoro iniziato presso la CNA.
Questo libro "Vendere è come radersi" è la mia prima esperienza da "solista". Spero che incontri il vostro interesse e apprezzamento, ma che soprattutto ...vi sia utile!

Giuseppe Izzinosa