lunedì 18 maggio 2015

Gli occhi negli occhi

Alla soglia dell'ultimo giorno del Salone Internazionale del Libro di Torino, prima di trarre le dovute conclusioni e avviare le successive azioni di marketing, emergono le prime sensazioni da questa faticosa ed entusiasmante kermesse.

Anzitutto la gente. Un concetto vasto, ampio, immenso. Non ha la connotazione politica del "popolo" o quello quasi spregiativo della "massa" e nemmeno quello caotico della "folla". L'immagine della gente è quella di tante teste, volti, occhi, sguardi, atteggiamenti, movimenti che ci include, ci avvolge e ci coinvolge.

Poi le persone. Coloro che si avvicinano, che emergono dall'insieme della gente e che interagiscono talvolta anche solo con uno sguardo o con un sorriso. Coloro che ci trasmettono qualcosa anche senza rendersene conto.

Infine gli incontri. Le persone che interagiscono direttamente, con cui si parla, si ride, ci si mette in relazione senza troppi formalismi. Sono momenti formativi, si impara, si offre qualcosa: idee, spunti, stati d'animo, parole di lieve conforto.

Tutto questo è il meraviglioso della fiera, un intreccio infinito e continuo di esistenze, di umanità che si rinnova ogni volta e che nei casi più intensi si sintetizza negli sguardi che si incrociano, quando ci si guarda negli occhi e si capisce che anche per pochi secondi c'è un'intesa da cui si esce più ricchi, di poco o di molto non conta, e che quella ricchezza farà parte di noi.
Anche se non ce ne accorgeremo mai.

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