Commesse, segretarie, operai,
meccanici, tecnici, impiegati, collaboratori: tutti coloro che varcano ogni
giorno la soglia dell’impresa (piccola o grande che sia) e ogni sera tornano a
casa con qualcosa in più o in meno: il piacere di lavorare.
In tempi di crisi è
difficile essere sempre positivi: spese, tasse, mercati in recessione,
difficoltà nei pagamenti sono altrettanti motivi per portare nella propria
ditta un muso lungo così. Ma quello che inneschiamo, senza rendercene conto,
con un simile comportamento è il radicamento della negatività, di una visione
delle cose amara, di un orizzonte breve.
Nella sua biografia di Steve Jobs, Jay
Elliot ricorda un concetto importantissimo: "Non dobbiamo mai dimenticare che il comportamento dei dipendenti che
stanno a contatto con il pubblico influenza molto l'idea che i clienti si fanno
della nostra azienda."
C’è poco da fare, se nell’azienda portiamo
malumore questo si rifletterà nel clima che aleggia negli uffici, ogni
dipendente, dal più vicino al più lontano, porterà con sé parte di questo
malumore e lo spargerà con i clienti, i fornitori, in famiglia, con gli amici,
con le persone care che a loro volta si faranno l’idea che lavorare in
quell’impresa, per quell’artigiano, in quella bottega, in quel negozio
dev’essere davvero triste e un’azienda così non lavora bene.
Possiamo davvero
credere che queste persone compreranno, consiglieranno, frequenteranno quella
ditta? Possiamo davvero credere che varcare la soglia di un luogo di lavoro ove
regna silenzio, austerità, tristezza invogli a continuare a lavorarci? Certo,
in tempi difficili, pur di portare a casa uno stipendio è difficile che
qualcuno si dimetta, ma lavorare con entusiasmo è un’altra cosa.
Portare in
azienda un buon clima significa anzitutto voler bene a sé stessi, condurre una ditta in
cui i dipendenti, seppur consci dei momenti difficili, credono in quello che
fanno, in cui una radio (a volume accettabile) suona musica che alleggerisce
gli immancabili momenti pesanti, in cui il titolare non è temuto ma stimato e
rispettato, significa aiutare a dare speranza, significa spargere intorno al
proprio disegno imprenditoriale positività che prima o poi ritorna.
Esasperare
chi collabora con noi, rendergli la vita amara, è solo un gesto stupido che,
prima o poi, conduce al declino oppure riduce le possibilità di successo
facendo in modo che l’azienda si accontenti di piccoli risultati quando
potrebbe ottenerne di ottimi.
Il dipendente è anzitutto una persona e, come
tale, va rispettata, se sapientemente motivata può contribuire alle fortune dell’impresa. Se, al contrario, è umiliato e frustrato, darà il minimo per
mantenere il posto ma non di più e questo, fuori dall’impresa, si vede e
parecchio.
Il coraggio dell’ottimismo è il vero segreto di un’impresa di
successo.
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