Tanti sono i significati della parola Sicurezza: pubblica, personale, militare, lavorativa, sociale, familiare, dei dati, psicologica e, infine, ma soprattutto, commerciale. Di frequente capita di sentirmi dire "questa cosa
funziona così, sono sicuro di quello che faccio per cui non cambio".
Questo
concetto di sicurezza, sebbene comprensibile, è poco condivisibile. La sua
adozione sistematica conduce al radicamento in quello che si fa e al
conseguente allontanamento dall’innovazione e sperimentazione oltre alla decadenza
nel tempo.
Ammettiamolo: sperimentare è rischioso, costa sia in termini
economici (materiali sprecati, tempo dedicato) sia in termini psicologici
(incertezza, delusioni, fatica). Eppure le grandi innovazioni nascono proprio
da questi “dolori”, da questa capacità di provare, di sperimentare, di non
accontentarsi di quel senso di sicurezza che offre ciò che si sa fare bene e
non tradisce mai, perché una cosa è fondamentale per chi lavora in proprio, per
chi crea, per chi fa artigianato in ogni settore: non ci si può mai
accontentare, e un artigiano è qualcuno che ama il proprio lavoro (altrimenti
farebbe altro).
Un antico proverbio Zulu recita che “chi è sazio sta fermo, chi ha fame si muove sempre”; chi ha una
partita Iva non può stare fermo, e non può farlo per tante ragioni: tanto per
cominciare perché tutto è in movimento, i mercati (di qualunque dimensione, di
qualunque area geografica, di qualsiasi continente) sono in perenne cambiamento
(che non sempre significa evoluzione),
la concorrenza è continuamente in agguato (c’è sempre qualcuno pronto a
mettersi in gioco e per farlo deve creare cose nuove, anche minime, ma quanto
basta a rosicchiarci una buona fetta di profitto), la politica cambia
continuamente le regole del gioco rendendo difficile ciò che prima era facile e
viceversa, la finanza capovolge le tendenze dei mercati, le congiunture
producono comportamenti d’acquisto imprevedibili, noi stessi siamo
continuamente stimolati e condizionati da nuove idee, proposte, esigenze.
È impossibile restare fermi, è pericoloso ancorarsi alle certezze che ci hanno
sostenuto finora. Anzi, la nostra vera
sicurezza deve essere quella di essere sempre in cammino, sempre pronti ad
abbandonare il certo per l’incerto
sicuri che, com’è già capitato, ogni passo in avanti sarà prima o poi un
successo. Del resto l’esperienza e il buon senso (dote fondamentale da usare
sempre e in ogni dove) saranno sufficienti a non farci fare delle stupidaggini,
potremo sbagliare qualcosa ma ben difficilmente faremo un fiasco totale.
Un’innovazione che non offre i risultati
sperati da qualche parte ci ha comunque condotti, qualcosa ce lo ha lasciato.
Sta a noi saperne cogliere e leggere le potenzialità e pensare a nuove sfide senza perdere di vista gli
errori commessi. Come dice un antico adagio italiano: “sbagliando s’impara”. Migliorando.
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